CASTELLO DI MELETO
Una fattoria dell’XI secolo che contiene al suo interno un Castello, quello di Meleto, e un gioiello, un teatrino settecentesco, da qualche anno ristrutturato, che si anima con una piccola stagione teatrale in inverno. Un luogo magico, soprattutto al tramonto e che negli ultimi anni ha intrapreso una importante inversione di tendenza, in fatto di vini. La prima proprietà infatti era la Viticola Toscana, una società estesa che possedeva ben 3000 ettari nel Chianti. Dalla fine degli anni ’80 ha preso il sopravvento lo svizzero Giacomo Schuler (una storia di famiglia, commercianti di vini dal 1694), che oggi detiene oltre l’’80 percento della Tenuta.
La produzione, parlando di etichette resta copiosa, ma si sta cercando di selezionare, il più possibile, attraverso un attento lavoro di vigna. Un’azienda grande, enorme, considerando i 1000 ettari di proprietà di cui 160 a vigneto con cinque macrozone, ognuna differente per suolo, pendenza, esposizione e microclima, site nel comune di Gaiole in Chianti, nel cuore del Chianti Classico.
Si lavora alla ricerca dell’identità. Il futuro è nella “Vigna” è infatti il percorso intrapreso dall’agronomo Giovanni Maria Farina e l’enologo Matteo Menicacci (consulente enologo Emiliano Falsini del gruppo Matura). La novità è Vigna Poggiarso che, dopo Vigna Casi, rappresenta la seconda etichetta realizzata nel progetto di valorizzazione delle microzone di proprietà, ottenuto nella parte della tenuta più arida e fredda, dove le altitudini sfiorano i 530 metri slm e la pendenza, notevole, ha fatto scindere in due i blocchi di vigna.
Un’altra sperimentazione è la produzione di un Malvasia nero del Chianti in purezza, un vitigno che in tempi recenti rischiava la scomparsa perché difficile da coltivare e su cui l’azienda invece intende puntare come massima espressione del territorio.
Ad arricchire la struttura una suggestiva vinsantaia dedicata alle uve in appassimento con pareti verticali che seguono il metodo chiantigiano e daranno vita al Vinsanto, tra le produzioni più caratteristiche e storiche della zona: maturato in carati di legno di acacia e ciliegio sigillati e custoditi in locali caratterizzati da una forte escursione termica stagionale e riempiti solo per il 70%.
TASTING
Linea Borgaio di Meleto Igt (in enoteca sui 10 euro)
Vermentino 2016 terreno sabbioso. Spinge di frutta, bocca leggera, floreale con punte di sambuco. Acidità lunga.
Rosato 2016 rosa rossa, spezia , melograno, sfumatura tostata. Bocca piacevole, sapidità evidente. Resta
Rosso 2015 (Sangiovese e Merlot) bocca di Sangiovese, spunta prugna cotta. Tannino ruvido
Castello di Meleto 2015 Chianti classico Corpo, complessità, prevalgono frutti rossi con ciliegia e prugna. Acidità spiccata ma morbidezza di tannino.
Vigna Casi 2013 Chianti Classico Riserva proviene dai vigneti con 40 anni di età. Terreno scuro. Elegante. Frutta sottospirito, lungo, morbido, intenso. La mia scelta
Malvasia nera Camboi 2014 emerge il pepe bianco. Parte vegetale, peperone verde. Caffè in uscita. Bocca avvolgente, naso in evoluzione. Assonanza bocca- naso intrigante.
Fiore, Merlot in purezza 2013 sentori di arrosto, rosmarino, odori mediterranei
Gran selezione Castello di Meleto 2012. Dalla vigna di San Piero. Complesso, accarezza. Chiude la linea. Da attendere l’evoluzione.
CECCHI WINERY
L’azienda nasce nel 1893 oggi raggruppa realtà vitivinicole tra le più rappresentative in Toscana: oltre al Chianti Classico, il primo investimento, c’è la Maremma (Val delle Rose), il Montefalco (Tenuta Alzatura) e la Vernaccia (Castello Montauto) a San Gimignano. Nel Chianti Classico Villa Cerna, un antico monastero dell’anno 1000, diventa la casa di famiglia che domina sui vigneti e sulla cantina. Sono 69 gli ettari di vigneto e ogni appezzamento ha diversità peculiari sia per la composizione del terreno (di matrice argillosa nelle zone sud/est e più calcaree nelle zone nord/ovest) che per il livello di intensità luminosa. Dalla selezione dei vigneti più alti nascono il Chianti Classico “Primocolle” e la Chianti Classico Riserva “Villa Cerna”. Il Sangiovese ne è l’attore principale ed il Colorino il suo partner. Dallo stesso lavoro di selezione nasce anche il Chianti Classico “Riserva di Famiglia” che è commercializzato sotto il brand Cecchi per essere diffuso a livello mondiale sui mercati dove la denominazione è affermata.
A Villa Rosa si contano 126 ettari totali di cui 25 circa a vigneto (tanti in fase di reinnesto), su terreni calcarei a matrice argillosa caratterizzati da profili eterogenei che uniscono la roccia di tipo alberese ai galestri scistosi. Paesaggisticamente si trova all’interno di una delle più grandi cipressete europee, ad un’altitudine di 350 metri, dove si produce Chianti Classico da sempre. Qui si trova il vigneto Palagione piantato nel 1965 e base importante della Gran Selezione. In progetto il rinnovo graduale, mantenendo in vita le piante più vecchie e utilizzandole per prelevare le gemme che saranno quindi reinnestate in campo su barbatelle franche di piede. In questo modo Villa Rosa avrà la propria riserva genetica, frutto di lavoro di selezione che si perde negli anni del IX secolo.
Nel 2018 si festeggeranno i 125 dalla Fondazione e l’azienda vuole celebrare questo avvenimento tramite il prodotto, dedicando alla linea Scudi (brand Cecchi) un completo restyling grafico dei packaging di Storia di Famiglia (Chianti Classico) e Riserva di Famiglia (Chianti Classico Riserva). In programma una serie di eventi durante Vinitaly 2018.
TASTING
Vernaccia Montauto 2016 pesca bianca matura, minerale. Bocca armonica, gioiosa.
Primocolle Villa Cerna 2014 Chianti Classico (90%sangiovese 10% colorino) naso pieno, intenso, tannino presente ma ammorbidito, acidità, frutta sottospirito, spezia al naso, bel corpo (dato dall’argilla) persistente.
Villa Cerna 2013 Riserva quasi riflessi ambrati, complesso al naso, sentori di amarena, prugna, sentore balsamico.
Coevo 2013 (blend sangiovese, cabernet sauvignon, merlot, petit verdot) sentore di affumicato, salinità dell’acciuga, dolcezza della prugna. Bel naso, bocca in divenire.
Tenuta della Famiglia Cecchi, Chianti Classico, Gran Selezione 2015 Da una vigna del ’65, un vino che disorienta per la sua completezza, lungo, armonico, elegante. Una gran selezione 2015 per una leggerezza disarmante in vesti di Sangiovese. L’amarena sottospirito, il finale in confettura, da assaporare con rapimento. LA MIA SCELTA
DOMINI CASTELLARE DI CASTELLINA
L’azienda è nata agli inizi degli anni Settanta con Paolo Panerai che acquistò 4 diversi poderi confinanti (Castellare, Caselle, San Niccolò e Le Case), dando il nome all’azienda di uno dei quattro, Castellare appunto.
L’innovazione è stata perseguita in primo luogo con la realizzazione del primo vigneto sperimentale del Chianti insieme all’Università di Milano, guidata dal Professor Attilio Scienza, e all’Università di Firenze, per attuare la prima selezione scientifica dei cloni del Sangiovese (qui chiamato Sangioveto). E poi con l’introduzione dell’uso della barrique in seguito a studi attenti e ai consigli di Emile Peynaud.
Furono 18 i differenti cloni di Sangiovese trovati nelle vigne, anche una di 150 anni, allevate a pioppo, a sostegno della vite. Fine anni ’70 i tre migliori furono scelti e rimpiantati, con esclusione di quella dei Sodi che ha quasi 50 anni di età .
Castellare è quindi stato il primo clone di Sangiovese accostato a piccole percentuali di canaiolo, ciliegino, colorino e Malvasia nera. La produzione si attesta rispettosa del territorio con Chianti Classico puro e non blends di internazionali .
Esistono solo due piccole vigne di Cabernet Sauvignon e Merlot che danno vita a circa 3000 bottiglie per tipologia.
Circa 260.000 bottiglie totali e una cantina sotterranea con 600 barrique.
L’enologo Alessandro Cellai si schiera a difesa dell’annata 2017. “Sicuramente difficile (-22% della produzione) ma non da castigare in toto. Assaggiamo prima. Il problema maggiore è stato l’irraggiamento solare con punte ustionanti. Come se il grappolo avesse avuto un phon al massimo della potenza. Così si sono raggiunte temperature estreme, fino a 44 gradi all’ombra, era facilissimo far bruciare il grappolo se non protetto.
Così ho reso il vigneto reattivo, ho lasciato che la pianta producesse più foglia possibile per ombreggiare la vigna. Il raggio solare non è andato a colpire direttamente l’acino. Nel momento di siccità la pianta ha richiamato liquido dalla foglia e non dal grappolo che così non si è seccato”. E continua “Vengo dalla scuola di Giacomo Tachis per cui il vino si fa in vigna . Se la prepari bene in cantina puoi solo fare un danno. La vigna ha un valore fondamentale, la tecnologia può venire in aiuto ma l’uomo in vigna è insostituibile.
Poi c’è anche la scelta del momento ideale di raccolta. Le analisi danno indicazioni ma l’assaggio dell’acino e la percezione di completezza della maturità fenolica è nostra. Spesso infatti mi sono trovato in disaccordo con le analisi e ho seguito il mio palato”.
ASSAGGIO IN ANTEPRIMA
Vino in fermentazione
Sodi 2017 frutto vivo, ciliegia e fragola a morso, aroma vibrante. Colore già rubino vivace, acidità spiccata, bocca armonica, tannino presente ma già disposto ad addormentarsi. Non c’è niente di “stracotto” che disturba e quel pizzico di Malvasia nera che allieta… Pronto tra 4 anni con grandi aspettative.
Chianti Classico 2016 (95 percento sangiovese, 5 percento canaiolo) frutto rosso vivo, maturo, bocca armonica , tannino rapido ad adagiarsi, chiusura orgogliosa. Da otto giorni sul mercato. Ottimo portabandiera classico dell’azienda.
Riserva 2014 Naso complesso, mantiene intensità di naso quasi vibrante, legno preponderante solo all’inizio, poi fa capolino. Finale fresco
Riserva 2014 Il Poggiale
(Vigne medie di età sui 35 anni, 90 Sangiovese 5 canaiolo 5 ciliegiolo)
Durezza in apparenza nella bocca. Interessante al naso. Frutto fresco e più acido ma appagante, esce anche leggero appassimento nel finale.
I Sodi di San Niccolo 2013
(85 Sangiovese e 15 percento Malvasia nera). Acidità spiccicata, freschezza, bocca compiaciuta, sentori mediterranei di macchia , mirto , salvia, rosmarino. Frutta rossa persiste, sul finale speziatura ma non invadente. Un vino da gustare. LA MIA SCELTA
Nota: freschezza e acidità come firma aziendale. Siamo o non siamo nel Chianti Classico? 😉
FOOD BREAK
D’obbligo una sosta al ristorante Il Pievano (1 stella michelin) a Castello di Spaltenna, a Gaiole in Chianti, un 5 star dove puoi scegliere anche la suite nella vecchia canonica del parroco. Un luogo suggestivo, molto amato dagli americani e dotato anche di percorso benessere e spa. La cantina è molto fornita.
Ma l’incontro con la cucina di Vincenzo Guarino è un’esperienza più che emozionante. Napoletano trapiantato in Toscana ha saputo trasportare le stelle in tutti i ristoranti per cui ha lavorato. Il miglior assaggio, durante una serata a quattro mani, con lo chef tedesco Joachim Koerper, vive e lavora in Portogallo, a Lisbona per la precisione (Eleven restaurant), in occasione delle Dinners with the Stars, è stato il risotto con funghi ovuli, guancia di maiale e caprino: la stagionalità in festa e una cottura del riso da manuale.
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