Un’ottima annata. La 2020 in Irpinia. Siamo a Feudi di San Gregorio, la storica azienda irpina che fa capo alla famiglia Capaldo. E quanto racconta Pierpaolo Sirch, il winemaker, dagli appunti di vendemmia. E la freschezza, l’ottima maturazione, l’energia che si trova ne calici di Fiano, Greco e Aglianico, in versione rosata, lo testimoniano.
Calici di grande sapidità con punte saline veramente stimolanti ed uno stile elegante a chiudere il cerchio su tutta la linea.
“L’annata 2020 – racconta Sirch – è stata anomala rispetto alla classica vendemmia irpina con un clima generale piuttosto mite. In un territorio fresco e piovoso è stata un’annata calda che ci ha dato la possibilità di far maturare le uve nel migliore dei modi e consegnandole in omogeneità per tutte le zone. La definirei una vendemmia rilassante. Iniziata ai primi di settembre e conclusa col cappotto ad inizio novembre”.
Le microaree che fanno capo al gruppo di Feudi contano infatti 850-860 appezzamenti diversi da cui escono uve diverse.
“Il cambiamento climatico – continua Sirch – è sceso di un grado in media negli ultimi dieci anni. Fiano, Greco e Aglianico sono uve tardive con acidità altissime che vanno gestite (tanto per fare un esempio il ph a 3,20-3,20 con acidità che arrivano anche ad 8) in cantina attraverso le malolattiche. Per la 2020 non è stato necessario. Come ho già detto la vendemmia è stata più calda e quindi le uve erano più equilibrate come maturazione . Trovo morbidezza e orizzontalità invece che verticalità. Poi il microclima è fondamentale così come l’altitudine, i versanti che ci permettono di fare selezione e scegliere”.
“Il patrimonio di vigneti è molto piccolo a livello unitario – aggiunge Antonio Capaldo – (fatto di tanti ettari ma singoli, un ettaro per areale circa) e quindi abbiamo puntato a replicare questa diversità in cantina. Sono quasi 500 i serbatoi dove separiamo tutto”.
E poi c’è il Taurasi che sta vivendo una sorta di Rinascimento enologico. Un vitigno che si sa si esprime meglio nelle zone più alte e quello di Feudi proviene da 600-700 metri slm. Ma sono in arrivo nuove produzione anche a 1000 m in attesa del reintegro nel disciplinare (in riferimento all’altitudine) in modo da porterle riconoscere nella docg. 25 nuovi ettari, un percorso appena all’inizio che Capaldo ci svela.
“E’ una varietà che ha bisogno di tempo –spiega Sirch – il cambiamento climatico è andato a favorire l’uva con molta acidità consentendoci maturazioni più equilibrate. Facciamo macerazioni più brevi, massimo di 15 giorni, per estrarre più aromi. Con le altitudini poi otteniamo tannini più setosi meno grossolani”.
“il nostro obiettivo – continua Capaldo – è puntare a vini sempre più eleganti. E nel futuro spero in una presa di consapevolezza sempre maggiore da parte anche dei conferitori. Un cambiamento che deve partire dall’uomo”.
E nel futuro si lavorerà verso la sostenibilità e la formazione.
“Abbiamo operato un cambiamento in Società per azioni benefit “The WineVisionary” group – conclude Capaldo -, continueremo a perseguire scopi commerciali ma anche di supporto alla comunità che ci circonda. Tre sono le grandi direzioni: il nostro personale (rilanciare sulla formazione), la comunità dei conferenti (estendere una serie di benefici anche a loro), la comunità e l’ambiente in senso lato (protocollo di sostenibilità su cui lavoreremo nelle nostre cantine). Non solo biologico ma anche sostenibilità economica del sistema. Nei prossimi mesi comunicheremo delle notizie che stiamo facendo. Crediamo che questo impegno sia fondamentale per il futuro”.