Le Pievi sono già in bottiglia e di alcune è già stato possibile assaggiare qualche anteprima. Il futuro si dimostra molto interessante per quanto riguarda la caratterizzazione in cru del Sangiovese di Montepulciano.
Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato infatti alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione UGA (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi, in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo.
In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo. Da un punto di vista sedimentologico il territorio di Montepulciano è diviso in quattro macro aree, quello collinare che da Montepulciano degrada verso la Val di Chiana caratterizzato da sedimenti del Pliocene marino e da sedimenti dei terrazzi fluvio lacustri del Pleistocene che caratterizzano le aree in contatto con la Val di Chiana; quello pianeggiante della Val di Chiana; quello collinare di Valiano caratterizzato da sedimenti di origine fluvio lacustre del Pleistocene. L’individuazione delle 12 Unità è il compendio dello studio di tutte le principali caratteristiche climatologiche, morfologiche e geologiche che caratterizzano il Comune unite alle informazioni sui suoli. Il lavoro è iniziato dallo studio dei poligoni del Catasto Storico Regionale che sono stati riveduti e migliorati nei confini topografici ed a questi si sono aggiunte le informazioni sulla morfologia confermando che ogni area di una Uga è caratterizzata da evidenti processi morfogenetici per tipo ed intensità, che la differenziano dalle altre. A queste informazioni sono state aggiunte le informazioni sulla geologia e sulla litologia. Si ricorda che la litologia dei sedimenti condiziona in maniera determinante la distribuzione dei suoli. Più alcune caratteristiche del paesaggio (pendenza, topografia dell’area, erosione, uso del suolo) si sono create porzioni di territorio sufficientemente omogenee per un insieme di caratteri peculiari dell’area in esame, i quali associati al micro clima che caratterizza la Uga la definiscono all’interno del territorio comunale. Quindi ogni area di una UGA delimita e descrive un paesaggio morfologico e topografico ben preciso che la contraddistingue dalle altre.
Da un punto di vista sedimentologico troviamo il paesaggio collinare che da Montepulciano degrada verso la Val di Chiana è caratterizzato da sedimenti del Pliocene marino e costituito da sabbie ed argille sabbiose, calcaree dove si trovano le Unità San Biagio, Unità Le Grazie, Unità Caggiole, Unità Valardegna, Unità Sant’Albino, Unità Cervognano, Unità Cerliana, Unità Ascianello. Quello costituito dai sedimenti dei terrazzi fluvio lacustri di fine Pliocene inizio Pleistocene caratterizzati da sabbie argillose con ciottoli silicei di piccole dimensioni, da non calcaree a poco calcaree, che caratterizzano le aree che degradando entrano in contatto con la Val di Chiana dove si trovano le Unità Argiano, Unità Badia, Unità Gracciano. Procedendo poi verso est si attraversa la Val di Chiana verso Valiano e troviamo l’Unità Valiano caratterizzata da un ambiente collinare, con sedimenti di origine fluvio lacustre, costituito prevalentemente da argille sabbiose nocciola con concrezioni e noduli di carbonato di calcio, leggermente calcarei/calcarei e da scarpate o lenti sabbiose friabili non calcaree.
Ecco le Pievi nel dettaglio:
Ascianello. E’ un villaggio con la chiesa parrocchiale dei SS. Vincenzo e Anastasio, situato a nord di Montepulciano. Questa Pieve, sparsa di case di campagna, risiede alla base del Monte Follonica fra il torrente Salarco e la strada Longitudinale sulle tracce dell’antica Cassia. La nobile famiglia del Pecora che signoreggiò in Montepulciano possedeva vigne e case ancora nelle pendici di Ascianello, come può dedursi dal testamento dettato nel 1358 da Donna Fiesca figlia del marchese Moroello Malaspina, vedova lasciata dal conte Marcovaldo di Dovadola, e passata a seconde nozze con Niccolò del Pecora, allora tiranno di Montepulciano. Questa Pieve aveva 379 abitanti.
Argiano. Questa Pieve ha una chiesa parrocchiale intitolata a S. Ilario, antica filiale della Pieve di S. Vittorino d’Acquaviva ed è posta ad est di Montepulciano. Argiano è un luogo solitario rivestito di selve sino a quando (anno 1084 e 1085) i conti di Chiusi, Bernardo di Ranieri e Ardingo suo figlio, confermarono a Venerando abate di S. Pietro di Argiano e ai suoi successori una porzione di bosco con un campo situato nel piviere di S. Vittorino d’Acquaviva, contado di Chiusi. Dopo questa epoca è probabile che prendesse il nome di Argiano anche il bosco e il territorio donato alla badia di S. Pietro d’Argiano, oggi fattoria della Corona, dove fu eretto l’ospizio o cella di S. Ilario. La popolazione di questa Pieve era di 573 abitanti.
Badia. L’abitato, con toponimi diversi nei secoli di Abbadia Argnano, S. Petri de Argnano o Badia de’ Caggiolari, prende il nome da un’antica abbazia di monaci benedettini, esistente intorno all’anno Mille, che ebbe i titolo di S. Pietro. Oltre alla Badia si ricorda anche la presenza di una fortificazione, probabilmente collegata, che nacquero lungo una viabilità antica di origine romana, sopravvissuta anche nell’alto medioevo, e in seguito rinnovata nella più recente strada Lauretana. Durate la fase di impaludamento della Valdichiana la zona rimase sostanzialmente spopolata, per poi acquisire importanza e demografia con il procedere della bonifica. Una data importante per lo sviluppo di Abbadia, fu quando, all’inizio del XIX secolo, fu costruita una delle tredici Fattorie granducali con numerose coloniche leopoldine e, alla metà del secolo, giunse la ferrovia con relativa stazione. L’attuale chiesa ha mantenuto il culto di S. Pietro Apostolo.
Caggiole. Casale in Val di Chiana, con parrocchia S. Mustiola situata a nord di Montepulciano.
Si trova alla sinistra della strada Regia che dalla Val di Chiana sale a Montepulciano. Vi era un antico “spedale” prima che fosse distrutto il bosco da cui ebbe il titolo, onde sostituire in quel suolo scelti vitigni, per cui Montepulciano d’ogni vino è il re. Nel distretto di Montepulciano esisteva, oltre il Caggiole, anche il Gagio (selva forte) donato nel 1085 alla vicina Badia di Argiano. La parrocchia di Caggiole contava 293 abitanti.
Ciarliana. Un villaggio facente riferimento alla chiesa parrocchiale di S. Michele, a nord est di Montepulciano. In una delle carte della Comunità di Montepulciano del 9 maggio 1354 fu registrata la deliberazione presa dal consiglio del Comune di Montepulciano, quando incaricò i suoi sindaci di vendere per sei anni tutti i legnami, alberi, macchie e sterpeti della selva di Val di Chiana, a partire dal porto di Vajano sino al Cerlianese al prezzo di 2500 fiorini d’oro. La parrocchia di S. Michele a Cerliana nel 1833 contava 353 abitanti.
Cervognano. Casale con parrocchia di S. Andrea a Cervognano (quasi Fundus gentis Cervoniae) a est di Montepulciano. La parrocchia di S. Andrea a Cervognano o “Cerbognano” contava 332 abitanti.
Gracciano. Casale con chiesa parrocchiale di S. Egidio, da cui prende il nome una delle porte ed un quartiere della città di Montepulciano. Risiede lungo la strada longitudinale della Val di Chiana, alla destra del torrente Salarco, in mezzo ad un’amena e ubertosa campagna. Il popolo della “villa” di Gracciano faceva prima parte della diocesi di Chiusi insieme con quelli di S. Albino e di Cervognano. Dal 1561, tutti i territori di quelle giurisdizioni ecclesiastiche entrarono a far parte della nascente Diocesi di Montepulciano. La parrocchia di S. Egidio a Gracciano nel 1833 contava 840 abitanti.
Le Grazie. Una borgata esterna a nord di Montepulciano, che sorse su quella che allora era indicata come via lauretana, in realtà lungo la via che collegava a quell’arteria principale. Alla piccola chiesa preesistente, a seguito di eventi miracolosi, fu poi associato un convento di frati Carmelitani della Congregazione di Mantova, soppresso nel 1774, ceduto con la chiesa ad un parroco della cura suburbana, già spedale della Madonna di S. Martino. La chiesa della Madonna delle Grazie, in cui si venera la miracolosa immagine della B. Vergine Maria incastonata nell’altare di terracotta invetriata attribuito ad Andrea della Robbia, fu ampliata e dotata dell’attuale portico costruita nei primi decenni del secolo XVII. La parrocchia delle Grazie contava nel 1833 644 abitanti.
San Biagio. Il rinascimentale tempio della Madonna di S. Biagio, costruito su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio tra il 1518 e la metà del XVI secolo, sorse inglobando i resti di quella che fu l’originaria pieve di S. Maria, la “pieve antica” come la definiscono i documenti medievali, primo edificio di culto di Montepulciano, la cui memoria riporta all’epoca tardo romana e longobarda. Di quel lontano periodo storico resta la memoria di alcuni documenti del VIII secolo che testimoniano di una disputa tra le diocesi di Arezzo e Siena per la giurisdizione spirituale di un vasto territorio lungo la Valdichiana e le crete, preziosi per ricostruire non solo gli aspetti religiosi, ma più in generale, anche quelli insediativi e amministrativi del territorio poliziano. Il titolo della prima pieve fu poi traslato nel nuovo edificio sorto nella zona sommitale del colle agli inizi dell’anno Mille, meglio protetto dal castellum su cui poi sorse la fortezza senese, dando il via all’incastellamento ed alla nascita dell’abitato di Montepulciano. Da quell’epoca la pieve preesistente assunse il titolo di S. Biagio che poi ha mantenuto nella realizzazione sangallesca.
Sant’Albino. Piccolo abitato d’origine probabilmente romana, che prese il nome dal santo titolare della sua chiesa parrocchiale, detto in Pargia dal torrente che l’attraversa. Si trova a metà strada fra Montepulciano e Chianciano, alla base orientale del Monte dei Cappuccini, sulla nuova via Cassia, in una gola cavernosa sparsa di fetide gorgoglianti mofete, note sotto la denominazione di acqua Puzzola di Sant’Albino sino dai tempi di Leonardo da Capua che fu il primo a ragionarne. Ebbero podere in Sant’Albino i signori del Pecora di Montepulciano, e nei tempi più moderni la nobile famiglia Contucci. La parrocchia di Sant’Albino comprendeva nei primi decenni dell’Ottocento 393 abitanti.
Valardegna. Località posta ad est, a ridosso della città murata di Montepulciano. La vallata di Valardegna ha un toponimo risalente ai primi secoli dopo l’anno Mille, quando vi insistevano le proprietà dell’antica famiglia comitale degli Ardengheschi, ed ha una interessante storia geologica e agronomica, in cui sono ancora ben visibili i caratteri originari del nostro territorio. La presenza di antiche fonti, stazioni di posta, chiese e conventi, molte delle quali non più in uso, ne denotano la presenza umana continua a partire della ripresa medievale della vita e dell’economia. Tra gli elementi di maggiore interesse è la memoria dell’antico convento dei frati zoccolanti di Fontecastello, le cui tracce si ritrovano nei toponimi dei casolari della valle, la chiesa di Martiena, il cui territorio giunge fino al limite di quello della Madonna della Querce, costruzioni ancora inserite in un ambiente che, pur modificato dall’uomo, consente di leggere con chiarezza la sua unicità.
Valiano. Castello con chiesa plebana di S. Lorenzo e dogana di frontiera. Esiste ancora il Castello sopra un colle sulla destra del Canal Maestro della Chiana, presso il così detto Callone di Valiano sopra la testata del ponte dove passa la strada provinciale Lauretana e vi sbocca quella che dalle Chianacce per Valiano, da cui si entrava nello Stato Pontificio. Ebbe qui origine Guido di Valiano che nel 1330 fu eletto podestà di Siena e nel 1331 capitano generale degli eserciti della Repubblica Fiorentina. Lo stesso Giovanni Marchese di Valiano protagonista quando dai Perugini furono espulsi di Città di Castello i Tarlati. La parrocchia di Valiano, nel 1833, contava 784 abitanti.
Attività realizzata con il contributo del MASAF, ai sensi del decreto direttoriale n. 553922 del 28 ottobre 2022 (cfr. par. 3.3 dell’allegato D al d.d. 302355 del 7 luglio 2022)