Il Brunello di Montalcino, per la Toscana, fa cappotto nei 100 migliori vini italiani contenuti nella Guida Vini 2022 e dei migliori vignaioli a firma di Luciano Ferraro e Luca Gardini in uscita venerdì 22 ottobre con il Corriere della Sera. Sono infatti 10 le presenze in classifica e tutte con punteggi tra i 98 e i 110 punti. Cento vini ma anche 100 cantine che si stanno impegnando nel massimo rispetto ambientale. “L’edizione di quest’anno della guida punta a raccontare i produttori che cercano di cambiare in meglio le loro aziende – ha spiegato Luciano Ferraro. La parola sostenibilità è usata in maniera così intensiva che presto perderà il suo significato originale, indicando pratiche realmente migliorative e inganni per il marketing e la comunicazione. Abbiamo lasciato la parola ai produttori: raccontano le “azioni verdi” che stanno mettendo in atto.
La seconda novità dell’edizione 2022 è l’espansione del capitolo dedicato ai vini naturali. Una selezione che passa da 30 a 50 etichette. Il vino naturale è un patto di autenticità con chi lo beve: questo non significa che sia l’unico vino eticamente corretto. Tutt’altro, è una piccola parte di un movimento trasversale, che unisce artigiani del vino e grandi produttori e che ha visto nel 2021 un importante passo del governo, un sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vinicola, ossia uno standard nazionale basato sulle scelte ambientali, economiche e sociali di ogni azienda. La terza novità è l’introduzione bis affidata alla penna colta e ironica di Beppe Severgnini, che racconta il rapporto di noi italiani (tutti!) con il vino, tra quadri, libri e bottiglie dei nonni”. Come anticipato il primo Brunello arriva al secondo posto ed è l’annata 2016 di San Lorenzo del produttore Luciano Ciolfi, 110 punti come Cerretalto 2015 di Casanova di Neri, Madonna delle Grazie 2016 de Il Marroneto e Pianrosso 2016 di Ciacci Piccolomini. Si inserisce al top anche Oreno 2019 della Tenuta Sette Ponti della famiglia Moretti Cuseri a Castiglion Fibocchi provincia di Arezzo. Torna il Brunello con Capanna e Poggio di Sotto a 100 punti e ancora La Mannella di Cortonesi a 99+ e Belpoggio a 99. Al top dei 100 punti arrivano anche gli Igt intramontabili come Tignanello 2018 Antinori, il Merlot Galatrona 2019 Petrolo e una nuova entrata Guardiavigna 2016 di Podere Forte, 100% Cabernet Franc. Il Chianti Classico segue a quota 99 punti con Mazzei e la Gran selezione Badiòla 2018 e Castello di Volpaia, Riserva 2018. Ancora si torna in terra montalcinese con Argiano, il Supertuscan Solengo 2019 a 99 punti e Canalicchio di sopra Brunello 2016 a 98+ assieme a Sassicaia 2018 di Tenuta San Guido, il primo di soli due bolgheresi in classifica (l’altro a 98 punti è Greppicaia, Bolgheri Superiore de I Greppi e sempre a 98 Le Potazzine Brunello 2017). Ancora toscana a 97 punti + con Riecine Riserva 2018, Frescobaldi Tenuta di Perano Chianti Classico 2018 e l’Igt maremmano Saffredi 2019 e il primo dei due Nobile di Montepulciano 2018, Asinone di Poliziano, segue a 95 punti, il Nobile di Cantina De’ Ricci Storiche assieme al Montecucco Sangiovese Riserva 2017 Otto Ettari. Non vi è più Toscana sotto i 95 punti. Cresce anche la selezione dei vini naturali che porta il Syrah di Stefano Amerighi a 95 punti e prima di lui solo il Bianco Barriccato 2020 di Fattoria La Vialla a 96+ in provincia di Arezzo. “Nonostante il termine “vini naturali” non identifichi un disciplinare, trattandosi piuttosto di una comunità di intenti, l’idea è di coltivare la vite, e trasformare
gli acini in uva, nella maniera più “spontanea” possibile – ha commentato Gardini – considerando che non si tratta di un processo naturale ma che dalla natura è, a volte spietatamente, controllato. La sfida è di accettare quello che la Grande Madre dà, preferendo sempre (nel caso) la fisica alla chimica. Qualche criterio di scelta: rifiuto della chimica di sintesi – pesticidi, erbicidi o insetticidi in vigna, processi di modifica organolettica in cantina, vedi addizione di colle o coadiuvanti, chiarifiche, microfiltrazioni, micro-ossigenazioni, con la sola eccezione dell’aggiunta di solfiti. La speranza è che i vini naturali siano il futuro della viticoltura che, magicamente, incontra il passato”.
I MIGLIORI VIGNAIOLI 2022
Miglior vignaiolo è Diego Cusumano, con la sua famiglia ha più di 500 ettari di vigneto in tenute in Sicilia. Un percorso all’insegna di sostenibilità, comunicazione innovativa e decisioni come abbattere case abusive o acquistare speciali carrozzine per far visitare l’Etna ai disabili.
La giovane vignaiola 2021 è Federica Boffa, 23 anni. Ha ereditato la cantina dal padre Pio, morto di Covid ad aprile: un pezzo di storia del Barbaresco e del Barolo. In suo onore, con il cugino Cesare Benvenuto, ha piantato Timorasso nei Colli Tortonesi
La vignaiola straniera 2021 è Alice Paillard, figlia di Bruno, fondatore della cantina del Nec Plus Ultra. Dal 2018 è lei che a Reims, in Francia, decide dosaggio e assemblaggi dei vini di riserva
La vignaiola dell’anno è Chiara Ziliani, erede di una famiglia che produceva reti da pesca e che dal 1968 ha investito sulle viti, mettendone insieme 26 ettari attorno alla cantina di Provaglio d’Iseo. Architetto, nell’ambiente competitivo della Franciacorta è emersa puntando su progettazione e organizzazione.
Il vignaiolo verde è Luca Formentini, musicista di San Martino della Battaglia. Dalla cantina, Selva Capuzza, è uscita nel 2021 la piccola produzione di «Vino»: niente lieviti, né solfiti aggiunti, né filtrazioni.