MONTALCINO Le Chiuse Brunello di Montalcino 2016 è al secondo posto della Top 100 Cellar Selection 2021 di Wine Enthusiast (prestigiosa rivista americana), tra i migliori vini da invecchiamento, uno dei 9 vini con 100 punti (di cui 4 italiani e ben 3 proprio da Montalcino) della selezione. La firma italiana della rivista, Kerin O’Keefe, già la scorsa primavera gli aveva attribuito il punteggio massimo di 100/100. Da azienda produttrice di grano si è poi orientata al vino, trovandosi sul versante nord della collina di Montalcino proprio dove erano presenti le dighe di legno, “le chiuse”, per bloccare l’acqua per l’irrigazione dei campi sottostanti. Da qui il nome. L’azienda oggi è di proprietà di Simonetta Valiani, portata avanti dal figlio Lorenzo Magnelli e dalla moglie Stella. L’enologo consulente è Valentino Ciarla.

Tancredi Biondi Santi era il bisnonno di Lorenzo “ebbe l’intuizione – racconta – di convertire parte de Le Chiuse in vigna atta a produrre Sangiovese che, dal 1946 è stata utilizzata per ottenere, almeno in parte, il Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi. Il fatto di essere sui 300 metri a nord consentiva di ottenere vini di volume, carattere, freschi ed eleganti:  il suolo da una parte aveva l’argilla e quindi densità, dall’altra la pietra scistica, che portava mineralità e sapidità”. La proprietà fu affidata alla nonna di Lorenzo, Fiorella Biondi Santi con l’obbligo di non separarsene fino alla generazione successiva,  ma lei le  affittava al fratello Franco. Poi con Simonetta arriva la generazione successiva, la costruzione della cantina e la prima annata, il 1992 con l’etichetta Le Chiuse. “Sono cresciuto in cantina, anche perché da ragazzo se volevo guadagnare qualcosa, dovevo dare una mano sistemando i tralci e selezionando i grappoli durante l’invaiatura. Essendo un’azienda a conduzione familiare non mancava mai l’occasione di aiutare in cantina durante travasi, imbottigliamenti, rimontaggi e confezionamenti. Esperienze che mi hanno aiutato molto a capire come trattare le piante ed il vino in cantina”. Agronomo prima di entrare a tempo a pieno alle Chiuse, Magnelli che oggi festeggia le sedici vendemmie, ha avuto un’esperienza a Napa .

Inoltre c’è una sorta di vademecum che Magnelli tiene a portata di mano: “il rispetto per il lavoro svolto dalle generazioni che ci hanno preceduto che è di fondamentale importanza perché evita di commettere tanti errori e ti distingue da molte altre Denominazioni – aggiunge-. Il terreno prima di tutto: un ottimo vino nasce da uva di qualità a prescindere dalla tipologia di annata e per questo è fondamentale avere piante sane, energiche che crescono e si sviluppano nella terra che hai il dovere e la responsabilità di mantenere equilibrata nel tempo. Per questo da molto tempo ci siamo avvicinati al biologico ed alla biodinamica”.

Identità tra i vini: “producendo vini con la stessa varietà d’uva (Sangiovese) e trovandoci a Montalcino, può diventare difficile dargli una identità con la stessa filosofia produttiva. Per questo abbiamo deciso di posticipare l’uscita del Brunello Riserva, dal sesto al decimo anno, in modo da poter ripetere il salto evolutivo che si riscontra tra Rosso e Brunello e quindi ottenere tre vini che non entrano in competizione tra loro, che sanno parlare di noi e del territorio”.

Libertà e buon esempio: “per esser efficienti è fondamentale che le persone che lavorano qui abbiamo un legame sereno e di rispetto reciproco. Per questo mi piace dare molta libertà negli orari e nella gestione del proprio lavoro e, allo stesso tempo, provo a dare il buon esempio per l’impegno e la cura”. “Negli ultimi 15 anni – conclude – il cambiamento climatico ha definito nuove regole e spostato gli equilibri. Ci troviamo nel versante nord di Montalcino ed abbiamo un approccio tradizionale, elementi che ci hanno permesso di mantenere una certa integrità nei vini rendendoli più espressivi ed equilibrati”.

E nel futuro?

“Per il futuro mi auguro di aumentare sempre più la sensibilità verso le piante in modo da aiutarle ad affrontare un clima sempre più diverso a quello a cui erano abituate, per questo stiamo riducendo sensibilmente l’indice di compattazione, alleggerendo i mezzi e diminuendo i passaggi a filare così da aumentare la ricettività idrica.

Stesso concetto in cantina, aumentando sempre più la capacità di stoccaggio in cemento ed in bottiglia in modo da accorciare, se necessario, le tempistiche in legno e preservando brillantezza ed energia”.

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