La Sicilia grazie alla biodiversità che è una vera e propria ricchezza in termini ambientali può essere in grado di giocare carte vincenti per costruire il suo futuro, combattendo l’inarrestabile cambiamento climatico.
Durante il convegno di Sicilia en Primeur che si è svolto al San Rocco Centro di Cultura scientifica fondato dal Professor Zichichi, si è parlato di sostenibilità e cambiamenti climatici e sulla loro influenza in ambito agricolo. A portare i saluti del professore il figlio Lorenzo Zichichi che ha ricordato come il padre con la moglie ogni sera stappi un vino siciliano o francese e disquisisca da vero appassionato.
“Back to the roots. La Sicilia che vive il futuro” il titolo del convegno che ha registrato gli interventi, tra gli altri, del professore Antonio Zoccoli, (Presidente Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – “Non c’è vino senza neutrino”), il professore Marco Moriondo (Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze “Cambiamento del clima: impatti osservati ed attesi in viticoltura”) e l’enologo Mattia Filippi (Uva Sapiens- “Le buone pratiche delle aziende siciliane a seguito dei cambiamenti climatici”).
“Contiamo il vigneto bio più grande di Italia – ha esordito il presidente di Assovini Laurent de la Gatinais – La Sicilia è unita e compatta. Possiamo affrontare il tema dei cambiamenti climatici e oggi qua proviamo a fare un punto tornando alle radici, al concetto di essenzialità. L’esperienza del Covid ci ha profondamente cambiato, dobbiamo tornare ad affrontare l’essenzialità.
Erice è un santuario della scienza che ha aperto le porte, per la prima volta, al mondo del vino. Luogo austero, antico, cercheremo di capire quali sono i fattori che la Sicilia può affrontare per il futuro. Contiamo infiniti terroir, condizioni pedoclimatiche, vulcani. La diversità come forza. Abbiamo visto anche come si sono ben adattati i vitigni internazionali. Dobbiamo rimettere l’uomo al centro, torniamo a parlarci. Il fattore umano – conclude- nella coltivazione della vita come know how fondamentale per andare avanti oggi più che mai”.
“La Sicilia per quanto riguarda il livello produttivo è stabile – aggiunge l’enologo Mattia Filippi -. Siamo a circa 4 milioni di ettolitri, leggermente sotto la media. Più 8,3% rispetto al 2020. La Sicilia dimostra più stabilità produttiva rispetto alle altre zone vinicole d’Italia. Dal punto di vista climatico, dal 2000 il climate change ha iniziato la sua corsa. L’aumento di temperatura media però è molto più piccolo. Volano che ci sta dando una mano ad avere meno effetti drammatici. Ma elementi estremi ci sono: le grandi piogge per esempio o il caldo, a Siracusa 48,8 gradi abbiamo registrato in una giornata lo scorso agosto, un record di temperature alte”.
“I numeri sono dalla nostra parte – dice Antonio Rallo, presidente Doc Sicilia – quasi 8000 aziende per circa 25mila ettari, quasi la stessa superficie del patrimonio vinicolo della Nuova Zelanda. Sono state 96 milioni e 255.770 le bottiglie nel 2020, il Grillo copre quasi 9% della superficie generale, più 26% rispetto al 2020, nel 2021. C’è stato un grande lavoro di selezione con un mix di biotipi che ha saputo registrare grande risultati. Gli ettari a biologico sono 26mila ettari, tre volte il Veneto, due volte la Toscana. Siamo la più grande area vinicola bio in Italia (30% della superficie italiana)”.
“Fate tutto in Sicilia ma non vino ci dicevano – si introduce Alberto Tasca (ride, ndr) presidente Fondazione Sostain -. La Fondazione è nata durante il periodo della pandemia a fronte di circa 287 riunioni, non sapevano cosa fare (ride, ndr). Lo scopo era di dare strumenti e diffondere un metodo etico e concreto per sostenere la nostra terra di produzione. Dentro il disciplinare applichiamo la ricerca nel territorio, vogliamo entrare nelle peculiarità. Ora contiamo 26 aziende associate di cui 15 certificate che contano 28mila ettari vitati.
Sono piu di 19 milioni le bottiglie già certificate in tutto il territorio regionale. Ed è pronta la prima bottiglia Made in Sicily (prodotta 100% con vetro riciclato in Sicilia)”.