Di padre in figlie. Quello che è successo a Colbertaldo di Vidor, nel trevigiano, nel cuore del Marchio Storico compreso nel Conegliano Valdobbiadene Docg. Dove oggi Antonella con la sorella Ersiliana hanno trasformato una tradizione contadina di famiglia, fondata dal padre Livio, in un lavoro che amano. “Potrei raccontare la nostra storia come un sogno di bambine – ha detto Antonella – ma mia sorella ed io non abbiamo sognato. L’amore per la terra è cresciuto con noi vero, sincero, sofferto, ed è diventato progetto reale. E poi il vino che vi fa sognare”. Oggi in cantina oltre a Piero il marito di Antonella si è aggiunta Elisa, figlia di Ersiliana, giovane ed appassionata enologa. Una strada in salita quindi e declinata al femminile.
Sorelle Bronca è la firma dell’azienda vitivinicola che comprende circa 25 ettari e dove non si producono solo bollicine ma anche dei rossi dei Colli di Conegliano, vitigni internazionali (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot), e due bianchi, Incrocio Manzoni e Pinot Bianco.

Direi proprio di sì. La nostra storia inizia verso la fine degli anni ’80. Nostro padre nasce da una famiglia di viticoltori ed ha seguito negli anni la tradizione di famiglia. Avendo due figlie femmine lui si era convinto che non ci sarebbe stata la continuazione di questa tradizione, ed invece era riuscito a trasmetterci una passione per il vino che ha fatto sì che io e mia sorella decidessimo di seguire le orme tracciate da nostri avi. Passo dopo passo abbiamo acquisito negli anni nuovi vigneti ed abbiamo ricostruito una nuova cantina laddove già esisteva. Devo dire che fondamentale in questa scelta di vita è stato l’incontro con Piero, mio marito, una persona eccezionale con una spiccata vocazione per il mondo del vino.
Prosecco Marchio Storico, una lotta continua per affermare la qualità…
Esattamente, la nostra filosofia è stata fin dall’inizio, anni in cui il Prosecco non era così conosciuto nel mondo come ora, produrre un vino che fosse l’espressione migliore di un territorio nelle sue peculiarità , suoli, microclima etc… e devo dire che oggi, anche davanti ai nuovi riconoscimenti, l’ultimo del Gambero rosso, che ha premiato la nostra Particella 232 del 2018, come miglior Bollicina dell’anno, direi che forse siamo sulla buona strada…
Cosa è stato fatto di fondamentale e cosa ancora serve fare…
Penso che sempre più sia fondamentale praticare una viticoltura sostenibile, nel rispetto dell’ambiente in considerazione soprattutto che i nostri vigneti sono antropizzati, spesso a ridosso egli abitati. Inoltre salvaguardare la splendida morfologia delle nostre colline, ora Patrimonio dell’Unesco, che impone quasi esclusivamente la lavorazione manuale.

Anche nel Prosecco (marchio storico) c’è tanta innovazione, negli ultimi anni la tendenza è verso il dosaggio zero che ne pensate?
Fin dalla sua origine il vino spumante “Prosecco” ha avuto a che fare con l’innovazione, tanto che è nato con l’invenzione del Metodo Martinotti – Charmat, frutto della ricerca enologica di fine ‘800, e ha rappresentato un’importante innovazione tecnologica del processo produttivo. Per quanto riguarda la domanda di mercato, più che parlare di innovazione si può dire che c’è stata un’evoluzione dei gusti dei consumatori. E si, oggi stiamo assistendo ad una preferenza delle versioni con dosaggi più bassi, Brut e Brut Nature soprattutto nei mercati in cui non ci si approccia per la prima volta a questo vino e viene ricercata una maggiore espressività e identità territoriale.
Sorelle Bronca ha sempre avuto una versione di Prosecco Brut a tenore zuccherino ridotto, la Particella 68, che inizialmente veniva spumantizzata extra dry o brut a seconda dell’annata per darne la migliore espressione, negli anni ha preso sempre di più la strada del Brut. Da un punto di vista enologico, la produzione del Prosecco dosaggio zero non può essere improvvisata: richiede la perfetta conoscenza dei propri territori e delle proprie uve, per comprendere quali siano i vini base migliori per ottenere questo tipo di vino. L’assenza di zuccheri richiede una matrice di partenza elegante ed equilibrata sia dal lato aromatico, sia da quello gustativo in termini di sapidità e acidità, caratteristiche fondamentali per un Prosecco brut nature di spessore.
Siete come una grande famiglia, su cosa intendente ancora puntare con forza?
Sull’unicità di un prodotto di inimitabile identità che è uguale solo a se stesso. Inoltre il Prosecco Marchio Storico è un vino non una bevanda. E’ difficile ancora da far capire.
Dopo la proclamazione Unesco, è cambiata la percezione?
Penso sia ancora presto per dirlo, è indubbio che è un prestigio del quale dobbiamo saper fare tesoro. Per fare questo è fondamentale perseguire l’aspetto qualitativo sia dell’ambiente che del vino che nasce dall’ambiente stesso.
Il vostro è un lavoro attento e scrupoloso, di studio in simbiosi con il territorio. Una ricerca che vi ha portato diverse soddisfazioni?
L’attenzione alla qualità dei vini parte da lontano, con l’esperienza e lo studio pluriennale di ogni singola parcella, per comprendere ed individuare le potenzialità e soprattutto le attitudini di ciascun vigneto. Parallelamente abbiamo sempre creduto e investito nella ricerca enologica, collaborando da molti anni con lo studio di consulenza e ricerca Giotto Consulting, al fine di comprendere in profondità gli aspetti che determinano la qualità e l’identità dei nostri vini, senza dimenticare l’aspetto della sostenibilità, e con focus particolare su alcune tematiche quali la qualità della spuma e la longevità dei vini in bottiglia. Tema, quest’ultimo, di grande attualità in ambito dei vini bianchi ma del Prosecco in particolar modo, e che vede il nostro partner di ricerca impegnato in prima linea nella continua ricerca e sviluppo di soluzioni e biotecnologie. Una strada di certo in salita ma che ci ha portato già molte soddisfazioni.

E non solo Prosecco, perché anche i vostri rossi manifestano una bella espressione territoriale…
Nel nostro territorio, il taglio bordolese ha una tradizione radicata e che ha origini molto indietro nel tempo, si pensi che tra il Seicento e Settecento le colline di Conegliano ospitavano una buona superficie investita a vitigni a bacca rossa bordolesi, oltre alle varietà Marzemino e Refosco, senza parlare della collina di Collalto in cui ancora ora si coltivano molte varietà a bacca rossa. Dopo anni in cui il Prosecco l’ha sempre fatta “da padrone”, assistiamo ad una riscoperta e presa di coscienza di questa nostra potenzialità territoriale.
Sorelle Bronca come altri produttori storici del territorio, ci ha sempre scommesso seriamente e la costanza nella dedizione impiegata nella vinificazione dei rossi di qualità ha permesso oggi ai nostri vini Serbele e Ardesco di essere un punto di riferimento nella zona.