Due caratteri e due stili di vino che ben raccontano i produttori. Diversi ma estremamente significativi di un territorio, Radda in Chianti, che con loro manifesta tutte le più ampie potenzialità.
Collocabili perfettamente, senza riduzioni, senza sconti. Due profili veraci e non costruiti, come i loro vini. Si fermenta in vasche di cemento, non si filtra e non si chiarifica.
Monteraponi guidata da Michele Braganti segue un metodo “tradizionale” invece per quanto riguarda il riposo del vino e rappresenta sicuramente una delle parti più interessanti della produzione di Chianti Classico in Toscana, denominazione a cui appartiene, nonostante lo spirito libero che lo connatura. Martino Manetti di Montevertine invece siede sereno nella sua posizione un po’ anticonformista e che comunque ha sigillato 50 anni di produzione vitivinicola artigiana, senza sbavature o compromesso di sorta. Dritto al punto in Igt Toscana. Un vino simbolo come Le Pergole Torte rappresenta molto di più di una viticoltura di nicchia, frutto di una costola dura di un old style man come il padre di Martino. Alla vecchia maniera, nudo e puro. Fedele alla sua etica, fedele alla sua storia rurale, tutta toscana.

Due personalità forti, decise, complici. Che seppur con qualche anno di distanza nella produzione hanno saputo creare una storia comune di grandi ambasciatori di un territorio in divenire. Vocato, sorprendente, a tratti spregiudicato un po’ come loro.
Vini che restano, che segnano. Simpatici o meno, parlo dei produttori, i vini si disinteressano a queste sfumature.
L’occasione per incontrarli è stata la presentazione in anteprima delle ultime annate, campioni di botte, al Four Seasons di Firenze. Una mattinata suggestiva chiusa dalle superbe creazioni culinarie dello chef Vito Mollica. Una fra tutte il Lombetto di capriolo arrostito con pere glassate al ginepro.

TASTING NOTES
MONTERAPONI
Chianti Classico 2016 (95% sangiovese, 5% canaiolo) Naso intenso con frutto che si presenta corposo e delinea ciliegia e ribes con prugna sul finale . Trasparenza violacea. Bocca piena, soddisfacente.
Chianti Classico Il Campitello 2015 (da una vigna di 46 anni di età, 90% sangiovese, 8% canaiolo, 2% colorino) Un tripudio di complessità al naso con note sottospirito in evidenza. Ma anche sfumature di cacao. Si svela con pazienza e rapisce il palato con una persistenza ricca di contenuti, che sorprende in un vino allo stato così primordiale.
Baron’Ugo 2015 Igt Toscana (90% sangiovese, 7% canaiolo, 3% colorino) Non vorrei espormi ma ho giurato amore eterno a questo vino che, per me, rappresenta l’ideale come eleganza in veste di Sangiovese. Un naso subito intrigante, sensuale. Una classe innata, già molto godibile ma giustamente da far riposare ancora un po’. Sarà nel mercato dal prossimo anno.
MONTEVERTINE
Pian del Ciampolo 2016 (sangiovese, canaiolo e colorino) L’esemplare più riuscito del Sangiovese contemplato nei secoli. Di buona beva, da gustare tutto, al tavolo, in compagnia, magari con una bella bistecca al sangue. Nella massima e canonica, oltreché ineludibile, pratica toscana. Mai banale, sempre attuale. Al naso fragola di bosco intensa, matura, ma anche lampone di quelli grossi che si staccano dalla pianta. Da morsi insomma. Bocca complice, radiosa.
Montevertine 2015 (90 % sangiovese, 5% canaiolo, 5%colorino) Meno immediato all’olfatto, un po’ si nasconde, come un abitante della macchia, si svela e poi torna indietro, tra i cespugli. Complesso, ermetico, si fa conoscere invece in bocca dove spunta la frutta come l’amarena sottospirito, una croccante intensità, seppur in toni più statici, con sfumature erbacee e leggeri sentori di macchia sul finale.
Le Pergole Torte 2015 (100% sangiovese E SI SENTE!) Dopo una divertente presentazione della nuova etichetta, che è raccontata come una corsa all’oro… la Signora si presenta di profilo, con il tratto abbozzato, stilizzato e il naso appuntito dalla mano di Alberto Manfredi. C’è sempre il rosso che attira lo sguardo non solo nelle labbra ma anche nel vestito. il vino è lì e ti rapisce al primo sorso anche se sai che ha bisogno di tempo. Di evoluzione. E’ dolce in bocca, più austero al naso. Un’acidità che agogni. Da scoprire, da meditare. Col tempo appunto.