Gaia Gaja spiega la nuova scelta dei vitigni e i progetti per il futuro
Venti anni a Bolgheri e la scelta di un’inversione di tendenza, togliendo il merlot, da due, uno è il Superiore, dei tre vini rossi che produce l’azienda. Siamo a Ca’Marcanda, la “roccaforte” toscana che Angelo Gaja, (uno dei più storici e famosi produttori di vino italiano, in Francia è soprannominato le “roi in Barbaresco”), conduce con la figlia Gaia. Si può parlare della scelta della maturità, una sorta di rinascita, proprio a Bolgheri dove il guru del vino piemontese è arrivato e si è mosso, nonostante l’invadente notorietà che lo accompagna, in punta di piedi. Schivo e spesso ai margini, mai troppo coinvolto nelle operazioni collettive, “mi sento un ospite”- ha sempre affermato. Acuto osservatore semmai e pronto a mettersi in gioco ed operare cambi radicali, anche dopo venti anni.

Oggi che ha scelto di abolire il merlot, che rappresentava la percentuale maggiore del vino di punta Bolgheri Superiore Camarcanda, virando dritto verso il puro binomio (80% cabernet sauvignon; 20% cabernet franc) e del Bolgheri Rosso Magari (che lascia il merlot al 50% per c.f al 60%, c.s. al 30% e una piccola percentuale di petit verdot) . Resta invariato Promis con maggioranza di merlot nel blend. “Con l’esperienza ci siamo resi conto che alcuni terreni sui quali era stato piantato merlot – spiega Gaia Gaja – non concedevano, con la giusta costanza, le caratteristiche che invece vogliamo esaltare nei nostri vini. Pertanto abbiamo deciso di lasciarlo solo nei luoghi che hanno dimostrato di avere le potenzialità in linea con i nostri obiettivi”. Una scelta curiosa, non solo perché sono passati vent’anni, ma anche perché vicini come Ornellaia fanno di Masseto, merlot in purezza, un vino tra i più prestigiosi al mondo. “Non mettiamo in dubbio infatti le potenzialità del vitigno che a Bolgheri sono senz’ombra di dubbio eccellenti. Ma i nostri terreni si prestano ad esaltare più freschezza ed alcool moderati con varietà tardive, favorendo le potenzialità di cabernet franc e cabernet sauvignon”. Insomma anche grandi famiglie del vino italiano come i Gaja possono ancora sorprendersi, a conferma che il vigneto può manifestare con molta lentezza le sue attitudini migliori , soprattutto a Bolgheri dove terroir e microclima sono così determinanti, tanto da spiegare la nascita di alcuni vini in purezza, come Masseto appunto, Sassicaia o Paleo, per fare qualche esempio, ben lontani da ogni omologazione e riproduzione, anche sotto lo stesso cielo. “E’ un impegno quotidiano intenso – conclude – per cercare di comprendere ogni singolo pezzettino di terra, rispettarlo e trasferirne al meglio le sue qualità. Tanta pazienza e il coraggio e l’umiltà di “ripartire”, come in questo caso”. Quelli di Gaja sono 120 ettari tra Bolgheri e Bibbona, Ca’Marcanda è per estensione la realtà più importante. I vini, come quelli di Gaja e Pieve Santa Restituta, sono esportati per un 80% ed i mercati più importanti sono USA, Svizzera, Giappone, Germania, Russia e Cina. Divina Vitale