Quella di Marinella Camerani è una storia vera. Come vero è il suo vino. Si muove tra i suoi vigneti e racconta, racconta, abbassa lo sguardo e sospira. Poi c’è la bellezza del paesaggio attorno a chiudere il cerchio. Una storia di passione, forza e determinazione che vale sempre la pena di raccontare.

Siamo a Corte Sant’Alda, nella vallata di Mezzane di Sotto, in località Fioi, in provincia di Verona. Nel cuore dell’Amarone e del Valpolicella, senza dimenticarci del Soave. Vini storici che però Marinella ha saputo rendere molto personali ed unici. La sua, verso il vino, è sempre stata una visione molto naturalistica e allo stesso tempo avveniristica. Un percorso in salita, nel senso di sperimentazione continua, ma con il punto fermo dell’estremo rispetto della terra e dei suoi frutti.

La storia dell’azienda che poi si è arricchita con Podere Castagnè (per raggiungere quota 20 ettari vitati) e la nuova realtà di Adalia (nel 2009, 4 ettari in località Val di Mezzane), inizia nel 1976, con i genitori di Marinella, industriali bresciani, e i primi 4 ettari. Dal ’77 è arrivata lei. E tutto è cambiato, si è messa, come donna, a capo dell’azienda agricola con tenacia ed ispirazione. La vera rivoluzione accade nel 2002 dall’incontro con Nicolas Joly, a Milano, dove tenne la prima conferenza in Italia. Oggi Marinella è affiancata fattivamente dalla figlia Federica e sogna, no diciamo che è convinta, di staccare un po’ la spina. Oltre a Leo, il giovane enologo di cantina.
La biodinamica le ha cambiato la vita, è vero. Anche se da allora ad oggi le cose sono cambiate. Forse anche per eccesso di informazione, se ne parla troppo. “La mia – precisa Marinella – è una biodinamica serena, mi sono stufata di tutto questo parlare di naturale. I miei vini debbono essere sereni. Essere biodinamici vuol dire avere una macrovisione dell’azienda, l’osservazione del contesto è fondamentale. E’ inutile dar da bere se pioverà a giorni, inutile tagliare l’erba se non dà fastidio, inutile cimare solo per rendere bello un vigneto. Il vigneto è come Woodstock, la bellezza sta nell’insieme non in una cosa ordinata. Bisogna fondere la conoscenza, facendo lavorare i sensi, una pratica ormai in disuso purtroppo. La pratica biodinamica è servita, ho notato vini più puliti, più pronti. Poi nei miei obiettivi c’è quello di allungare la vita del vigneto. La mia – conclude – è pura passione, una passione gioiosa nel produrre vino attraverso una pratica biodinamica rilassata. Infine smettiamo di nasconderci, il mio vino può essere anche buono ma se non c’è chi lo beve e chi lo divulga non serve a molto”.

TASTING
Corte Sant’Alda Soave 2018 note di erba e fieno leggermente più intenso, connotato da grande sapidità, salino. Si articola in bocca con dinamismo e sferza note mandorlate e di frutta secca. Fresco e di grande bevibilità.
Adalia Balt Ripasso Doc Superiore 2017 Nota speziata e colorata al naso, in bocca vibra e presenta tanta materia che si adagia e allunga. Frutta e tannino integrato. Un buon calice.
Corte Sant Alda Mithas Valpolicella Doc 2015 molto austero al naso poi si allarga in un profondo speziato. In bocca mostra una bella elasticità, con un sorso gustoso e una notevole freschezza. La chiusura è netta e pulita. Proprio un calice vigoroso, di personalità e identità. Un bicchiere composto, elegante, di soddisfazione ed ampiezza.
Corte Sant’Alda Mithas Amarone Valpolicella 2012 naso molto cremoso che accenna, di primo impatto, sentori di amaretto. Poi si procede in verticale con la frutta secca e corposa come l’albicocca, la pesca, che adagiano tanta dolcezza sul palato. Molto persistente con un tannino che partecipa attivamente alla vita del sorso. Un bicchiere di grande emozione che non ti stancheresti mai di assaporare e osservare nel palato.