In occasione del Festival Franciacorta abbiamo incontrato uno dei nipoti di Vittorio Moretti, patron di Bellavista e Contadi Castaldi, Vittorio De Rosa. Classe ’98, dopo il covid, ha dato una svolta alla sua vita professionale dedicandosi all’ambito gastronomico e abbracciando così il percorso steso dal padre e dalla madre Carmen (primogenita di Moretti), che si dedicano all’ospitalità e ristorazione in Albereta e Andana in Maremma, le due strutture di lusso che fanno capo a Terra Moretti.

Oggi però dopo l’apertura del Quintale, il ristorante dedicato alla ciccia del macellaio toscano Dario Cecchini, ad Erbusco, e la Filiale, pizzeria all’interno di Albereta,  nata invece in partnership con Franco Pepe, si apprestano a partire nuovi progetti a Milano su cui ci anticipa qualcosa.

Ci racconta un pò la sua storia? Dove nasce la passione per l’imprenditoria gastronomica?

La mia storia è molto particolare, nasco in una famiglia pilastro dell’ospitalità ed enogastronomia Italiana, ho sempre respirato questo mestiere, ho sempre amato il cibo, la tavola e il buon vino e ne ho sempre fatto una questione di cultura. Ma mai prima di 3 anni fa avrei pensato di lavorarci. Durante il liceo ho studiato e vissuto anche all’estero grazie al golf e puntavo a costruirmi una carriera come sportivo, poi in terza liceo mi infortunai alla schiena e decisi di tornare nella città natale di mio padre, Genova. Così da chiudere gli studi e inventarmi qualcosa. In quegli anni mi sono appassionato alla musica e finito il liceo mi sono iscritto a Milano in una accademia dove sono diventato direttore creativo e produttore musicale: ho messo su un mio gruppo. Nel frattempo facevo vari stage sempre legati a quel mondo. Poco prima del Covid ho vissuto una serie di delusioni lavorative e personali che mi hanno colpito profondamente. Dopo un periodo di down, “riaperte le porte”, mi sono  ritrovato coinvolto da Dario e mio padre nel grande progetto “Il Quintale”. Mi sono anche fidanzato. Queste persone e quel periodo sono state fondamentali per farmi cambiare rotta e piano piano introdurmi nella nostra azienda, di cui ormai sono Direttore operativo e creativo con un collaboratore storico di mio padre al quale devo molto.


Il primo passo concreto di questa nuova vita,  ha visto l’apertura di Quintale ad Erbusco, un progetto che coinvolge il famoso macellaio toscano Dario Cecchini.

Mio padre prima del Quintale si è sempre occupato, insieme alla nostra famiglia, di food all’interno delle nostre proprietà (Albereta e Andana) aprendo come unico marchio indipendente anche la Filiale (la pizzeria con Franco Pepe). Con il mio ingresso in azienda e con l’arrivo di questa nuova realtà ci siamo spostati verso l’esterno sia in termini di location sia in termini aziendali: sono entrati nuovi soci con cui stiamo creando una vera e propria food division di cui sveleremo presto ulteriori novità.

Per finire c’è a capo di tutto, appunto, l’avventura con Dario, un grande maestro non solo della carne ma di vita. Ogni volta che apre bocca mi lascia di stucco, capisce tutto più in fretta degli altri e ogni suo consiglio è oro. Lo chiamo zio e lui mi chiama nipote ma è solo per non far ingelosire nonno e papà. La nostra filosofia è “dal naso alla coda” il nostro ristorante infatti segue le leggi del macellaio che non butta via niente, è paradossale se si pensa a cosa viene associato, ma è un mestiere assolutamente attuale, nobile e sostenibile.

Ciccia e Franciacorta. Che ne pensa dell’abbinamento?

Per quanto riguarda la ciccia e il Franciacorta penso che non ci siano ostacoli, ormai c’è una tale ricerca in cucina e nell’approccio ai piatti che i nostri chef, ma come tanti altri nel panorama, riescono a trovare le combinazioni giuste con tutto, valicando i confini. In questo ci aiutano sempre di più anche enologi e produttori che stanno diventando molto trasversali senza seguire particolari dogmi obsoleti.

Lei potrebbe essere considerato un figlio d’arte, suo nonno è Vittorio Moretti un guru in Franciacorta, fondatore di Bellavista. Quanto la coinvolge la storia di famiglia?

Mio nonno è davvero un grande impreditore, un visionario per tutto quello che ha realizzato. Questa sua grandezza ci ha insegnato che ognuno di noi deve vivere la propria vita, creandosi una propria identità, contando prima di tutto su noi stessi. Di conseguenza non ho mai contato sul fatto di lavorare in famiglia o di avere chissà quale mansione ad aspettarmi, ma piuttosto di creare un posto tutto mio e così è andata. Amo tutto ciò che mio nonno ha costruito ma voglio che rimanga famiglia quindi me lo godo dall’esterno.

Ci sono anche tanti altri progetti alle porte, uno in particolare a Milano. ci può anticipare qualcosa?

Certo, Milano è sempre stata una meta ricorrente nella mia vita, non potevo non aprire che qua il primo format fuori dalla Franciacorta. Si chiamerà Quintalino, farà solo hamburger, pochissimi hamburger e delle grandi patatine fritte, cose non facili da trovare in giro nonostante la grande offerta. E vino, tantissimo vino.  Avrò un super partner nell’avventura che non avrà bisogno di presentazioni e il resto lo scoprirete presto.

 

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