Ruggiero Potito, nel 2003 ha rilanciato l’azienda di famiglia a Rionero in Vulture, nella frazione di Montecchio Bagni, in provincia di Potenza. Una delle più belle e suggestive della Basilicata. Le vigne si trovano circondate da laghi di origine vulcanica. Il versante del Vulture si affaccia sulle colline dell’Irpinia, a circa 400 metri di altitudine. La Tenuta è quella dei Gelsi che oltre a produrre Aglianico, si diletta nella produzione di una Malvasia in purezza, un vino di grande carattere. Alla pienezza olfattiva che racconta la terra in cui nasce, si aggiungono graffianti toni cinerei, a tratti fumeé. C’è l’avvolgenza in bocca, la morbidezza e l’acidità che sprigionano tanta energia. Con cenni di cedro molto gradevoli. Sulle bocche del cratere spento, 7 ettari con la bellezza del Cru di Aglianico da una vigna di 70 anni.

Dove e come avete iniziato col vino e perché?

Nel 2003 mi trovai di fronte a un bivio, la prima strada, più razionale e di facile percorribilità, mi avrebbe fatto diventare un dipendente a tempo indeterminato. La seconda, più affascinante anche se costellata di insidie, preoccupazioni e incertezze, mi avrebbe portato alla Tenuta i Gelsi. Ormai è passato del tempo e ricordo che non ebbi molti dubbi riguardo a quella decisione. Forse era il mio destino, mia madre il 30 ottobre del 1978 ebbe le doglie e i primi avvisi della mia nascita in cantina, proprio mentre si stavano pigiando le uve del vigneto del nonno, attuale Vigneto Calaturi, con viti di oltre 50 anni. Oggi sono felice d’essere in mezzo a queste viti, facendo ciò che amo fare: il viticoltore.

La filosofia di produzione?

Tradizione, amore verso la terra e rispetto dell’ambiente. Questi i valori che guidano il nostro lavoro. E’ bello lavorare rispettando la terra e i suoi tempi. Lavorare una terra tanto ostica quanto generosa che comunque riesce sempre a sorprendermi. Ed è la cosa più stimolante e bella.

Cosa raccontano le vostre bottiglie?

Una storia antichissima ma ancora poco conosciuta. Raccontano di un territorio dove la viticoltura era importante ma non era l’attività principale tra quelle agricole. Con il passare del tempo, però, ci sta confermando le sue potenzialità qualitative e caratteriali. Siamo l’unica azienda che coltiva i vigneti sul versante del Vulture che guarda la Campania, a 5 km dai Laghi di Monticchio (formatisi in due crateri ormai spenti). Un terreno naturalmente vulcanico ma con enormi differenze tra un versante e l’altro. Questo dovuto agli innumerevoli sconvolgimenti che la crosta terrestre ha subito in questi territori, a causa di terremoti ed eruzioni del Vulcano. Possiamo definirla una storia in continuo movimento come tutti i territori vitivinicoli che si sono sviluppati intorno ad un vulcano.

La Basilicata come viene percepita in fatto di produzioni, commercializzazione e comunicazione? E nel mondo?

La nostra è una piccola regione, poco conosciuta e poco frequentata dai turisti, stretta nella zona appenninica tra la Campania e la Puglia. Questa “chiusura” territoriale ha un fascino incredibile per la natura incontaminata che ci si trova ma ha i suoi limiti commerciali. E’ ovviamente limitata nella produzione ma nello stesso tempo ricercata per l’alta qualità e l’unicità del suo vino predominante, l’Aglianico del Vulture. Commercialmente siamo ben conosciuti nelle zone del Sud Italia ma ancora poco inseriti in tante zone del resto dell’Italia e soprattutto all’estero. C’è tanto da fare insomma.

L’Aglianico, un vitigno storico e rappresentativo. Ce ne parlate?

È un vitigno antico, probabilmente originario della Grecia ed introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C. Una delle tante testimonianze della sua lunga storia è il ritrovamento dei resti di un torchio romano nella zona di Rionero in Vulture in provincia di Potenza. Le origini del nome sono incerte, si potrebbe risalire fino all’antica città di Elea (Eleanico) che si trova sulla costa tirrenica della Campania. O magari solo una storpiatura della parola ellenico. Ma non tutti sono d’accordo su questa tesi. Ma di questo vitigno parla anche Orazio. Certificato Doc nel 1971 e Docg nel 2011.

Ma non solo… la Malvasia in purezza come mai questa scelta?

Il nostro Gelso Bianco è ottenuto dalla Malvasia di Basilicata in purezza coltivata ed allevata in una zona dove il terreno, le condizioni climatiche e l’epoca di vendemmia la rendono diversa da tante altre malvasie, sviluppando caratteristiche organolettiche inaspettate. Un altro bianco che utilizziamo è il Fiano, solo per la produzione dello Spumante Metodo Classico. Si tratta però di una produzione  di super nicchia.

Di cosa ci sarebbe bisogno ora e nel futuro?

Ora devo concentrarmi soprattutto sul marketing e le vendite, posizionando i miei vini su tutto il territorio italiano e ampliando il mercato estero. Un altro progetto è quello dello sviluppo aziendale sia in superfice vitata ma anche con la realizzazione di una nuova struttura con un’ampia zona interrata per l’affinamento dei vini ed un hospitality. Tantissime idee e tanto lavoro da fare.

 

 

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