Riccardo Pasqua

Cento anni di storia e una sperimentazione che non si arresta mai. La nuova era della Cantina Pasqua è già iniziata e ha parlarcene è l’amministratore delegato Riccardo Pasqua. Nuovi vini, tra cui un Valpolicella prodotto con uve provenienti dal vigneto in conversione al naturale, un progetto sviluppato in collaborazione con lo chef di Trippa Diego Rossi e nuove acquisizioni alle porte in territorio iconici del vino italiano. Un impero vitato quello di Pasqua tra i più estesi al mondo. E un segreto, poco celato, la gestione familiare di ieri oggi e domani.

Cosa significa crescere in una famiglia così storica dell’Amarone?

Amo Verona e la Valpolicella. Sono cresciuto in mezzo alla loro bellezza. Verona ha la caratteristica di essere un piccolo scrigno in mezzo ai vigneti. Quindi sono cresciuto avendo a portata di mano sia la città con tutta la sua storia che i bellissimi vigneti che la circondano. Credo che se sei immerso in un ambiente con caratteristiche così speciali, per osmosi cresci con una certa predisposizione e sensibilità a cercare la qualità, la creatività e la perfezione in quello che fai. Elemento che contraddistingue effettivamente i progetti che ho avuto modo di sviluppare da adulto.

Probabilmente l’entrata in azienda è stata un processo naturale ma quando ne ha preso veramente consapevolezza?

Ho sempre saputo che sarebbe stato il mio destino ed era quello che desideravo. Entrare nel business di famiglia però è stato tutt’altro che scontato. E’ un lento processo dove solo con il duro lavoro, la pazienza ed – in ultima analisi, i risultati – puoi guadagnare il rispetto dei tuoi famigliari ma soprattutto dei collaboratori che hanno giustamente aspettative molto elevate. Mi sono lasciato alle spalle momenti difficili, anche alcuni di scoraggiamento, ma come accade, a volte, nella vita, se hai perseguito con grande determinazione un obiettivo, prima o poi i risultati arrivano. Chi crede e ha creduto in te inizia a remare nella tua direzione. Ho capito di poter fare la differenza e quindi di poter creare lavoro ed un percorso di crescita per i miei collaboratori.

barricaia Pasqua wines

Come vive oggi questo ruolo?

Con gratitudine, grinta ed un eccitante senso di responsabilità. Non mi sono mai divertito tanto. Con la mia famiglia e la mia squadra abbiamo molti obiettivi ambiziosi. Vorrei continuare a lavorare con la stessa serenità, con una team motivato e capace, mai appagati e sempre avidi di imparare e di confrontarsi, mai impauriti di sognare in grande e di innovare – e con partner leali con un approccio al business come il nostro, di lunghissimo termine.

Quali sono gli obiettivi personali?

Nel breve termine di consolidare la nostra crescita e portare al successo gli ultimi progetti, come lo sviluppo con Cina Pasqua e Asia in generale e i nuovi vini, presentati negli ultimi mesi. Nel medio termine ambiamo a  concludere delle acquisizioni in Italia che ci permettano di diventare un gruppo vitivinicolo completo, con un piede nelle zone più iconiche, per diventare un punto di riferimento dell’enologia Made in Italy  di alta e altissima gamma. Nel lungo termine vorrei dare l’opportunità ai miei figli – insieme un domani ai figli dei miei fratelli – di portare avanti la tradizione di famiglia.

L’evoluzione di oggi, la crescita. Anche qua come in altri territori classici del vino la new generation si sta posizionando con energia. 

Abbiamo raccolto un’eredità importante, abbiamo tra le mani quasi cent’anni di storia eppure non ci siamo mai sentiti così giovani. La mia generazione, la terza generazione, ha l’opportunità di innestare nuova creatività e vitalità nei progetti dell’azienda. Contaminiamo il patrimonio di knowhow che l’azienda ha raccolto e stratificato negli anni con la visione che ci viene dall’aver viaggiato in tutto il mondo. Nel mio caso particolare 7 anni di vita a New York, dove l’innovazione e la creatività si possono esprimere senza costrizioni. I progetti degli ultimi anni, estremamente innovativi sia nello stile di vinificazione che nella narrativa che caratterizza ogni nostro vino, vanno proprio in questa direzione. Faccio riferimento ad esempio a PassioneSentimento, al nuovo rosé 11 Minutes, al nuovo stile di amarone rappresentato da Mai Dire Mai, al recente lancio del nostro superbianco Hey French, You Could Have Done This But You Didn’t, un blend multivintage che esprime al massimo della potenza le caratteristiche del vigneto da cui proviene nella zona del Soave.

E’ innegabile un cambio di rotta anche per l’Amarone. Il gusto che cambia o la moda. L’Amarone si è reso molto più immediato rispetto ad un ventennio fa. Che ne pensa?

La ricerca e la sperimentazione nel nostro settore sono fondamentali. Vanno coniugate con lo stile della cantina, l’imprinting che conferisce ai vini una personalità specifica e che ne caratterizza negli anni l’evoluzione. Lo stesso si può dire per l’Amarone, che per noi rappresenta l’espressione massima della nostra esperienza e conoscenza. Siamo attenti osservatori del mercato ma questo non significa che ne inseguiamo le tendenze. Piuttosto vogliamo anticiparle. Ad esempio con l’Amarone “Mai Dire Mai” abbiamo voluto interpretare un vigneto meraviglioso con uno stile austero e potente, molto diverso dallo stile più rotondo e fruttato degli Amaroni tradizionali. Non abbiamo paura di imporre un nuovo stile e per questo spesso associano il nome Pasqua a quello di innovatori.

Del vino italiano in generale cosa pensa? Come viene percepito all’estero? Ci sono margini di miglioramento? Cosa serve in questo momento storico?

Come vitivicoltori abbiamo l’onore e la responsabilità di rappresentare l’Italia nel mondo. Siamo ambasciatori della sua creatività, bellezza e qualità. Abbiamo un’opportunità che a volte sprechiamo attraverso una proposta frammentata della nostra offerta. Del resto siamo talmente ricchi di prodotti di alta qualità che fare la sintesi richiede un grandissimo impegno e anche una capacità di coordinamento che ad esempio i francesi hanno ma che deriva da anni di lavoro, essendo produttori da molto prima di noi.

Il Veneto è una delle Regioni vitivinicole che somma imprenditori, diciamo, con più slancio rispetto al resto dell’Italia, in senso avanguardista, (pensando alle realtà toscane più artigiane ma anche al Piemonte, nonostante la notorietà. Spesso chiuse a riccio). Una realtà che guarda molto all’internazionalità, gruppi maggiori, realtà in continua espansione… 

Anche su questo abbiamo una grande responsabilità. Abbiamo dimensioni che ci consentono di sperimentare e sviluppare progetti pilota, come quello di coltivazione a naturale di un vigneto di 1,2 ettari, perché possiamo assumerci il rischio di un insuccesso, di imparare anche dall’errore. In realtà questo progetto è stato molto dibattuto ma molto apprezzato e le uve prodotte sono di grande qualità. Sappiamo che la nostra visione deve estendersi al medio-lungo periodo, anche su temi difficili ad esempio come la sostenibilità che hanno un corso lungo e incerto.

Il vino naturale, ormai una esperienza sempre più imprescindibile per il futuro del vino italiano. Ne avete parlato anche nell’ultima conferenza… Marchi storici e rodati come il vostro come si pongono ?

Fare le cose sempre meglio si traduce anche in un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità e alla tutela dei nostri vigneti. Abbiamo avviato questo progetto pilota di vigneto naturale affidandoci ai sapienti consigli di Lorenzo Corino e Antonella Manuli, che sono pionieri nel naturale. Da questo progetto stiamo acquisendo nuovi punti di vista, nuovi stimoli relativamente alla cura del vigneto che vogliamo “travasare” ove possibile anche su altri progetti, con un beneficio circolare e virtuoso per tutta la cantina.

pasqua nuovo vino Hey French

A cosa state lavorando?

Abbiamo presentato lo scorso Vinitaly il superbianco Hey French, You Could Have Done This But You Didn’t, massima espressione di cosa intendiamo per innovazione. Abbiamo in questi giorni rilasciato sul mercato il nuovo Valpolicella Superiore Mizzole Cecilia Beretta, risultato della nostra collaborazione con l’enologa Graziana Grassini, allieva di Tachis e enologa dalla personalità precisa che ha aggiunto la sua visione femminile al lavoro del nostro team di enologi. A dicembre sarà disponibile Brasa Coèrta il primo Valpolicella prodotto con uve provenienti dal vigneto in conversione al naturale, progetto sviluppato in collaborazione con lo chef di Trippa Diego Rossi, nostro amico e grande amante dei vini naturali che ci ha stimolato a sperimentarci in questa nuova direzione. Spesso in Cantina diciamo che, anche per la presenza di una sede in Cina e una a New York, il team Pasqua non dorme mai! C’è sempre qualcuno impegnato su un nuovo progetto. Questa è la nostra visione di innovazione, un processo continuo che avvolge tutti i settori dell’azienda e che non si ferma mai.

 

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