La Caruso & Minini è un’azienda familiare, ”con i pregi e i difetti che ne conseguono – come spiegano i titolari -. Si, perché, ad essere onesti, non ci sono liti più semplici da far nascere se non quelle in famiglia. Ma, come velocemente nascono, così svaniscono. Chiunque lavori in famiglia lo sa bene!”
A fianco di Stefano Caruso, il fondatore che ha dato luce alla realtà, ci sono Rosanna e Giovanna, due poli opposti che si attraggono. Rosanna nasce ingegnere gestionale e si occupa di tutto il back office aziendale, dagli acquisti e produzione fino al controllo di gestione. Giovanna è il responsabile commerciale estero e segue personalmente le relazioni con gli oltre 35 paesi con i quali l’azienda lavora. Ad affiancarla nel mondo sales c’è Andrea Artusio, marito di Giovanna e responsabile del marketing e della comunicazione aziendale.
Attualmente l’azienda produce circa 650.000 bottiglie l’anno.
La gamma dei prodotti offerti è ampia, ma dovendo scegliere due delle etichette più rappresentative, la mente va subito al nostro Naturalmente Bio Perricone e Nino.
Quali sono i punti di svolta fondamentali che hanno caratterizzato la vostra realtà, dal passato, passando per il presente a quello che ci sarà nel futuro?
Oggi siamo quel che siamo grazie al nostro passato, ma soprattutto oggi stiamo costruendo i binari del nostro futuro.
Il nostro ieri è la nostra storia: dopo tanti anni di un passato prettamente agricolo, alla fine degli anni 90 nasce la Caruso & Minini. In quei primi anni di crescita, come un bambino che compie i suoi primi passi, abbiamo imparato cosa vuol dire “fare vino”. Lo abbiamo imparato a partire dall’unica cosa che sapevamo, ovvero dal rispetto della natura. Nasciamo da delle mani sporche di terra, forse un po’ callose, ma smaniose di imparare.
Il nostro ieri si sintetizza in tanto pragmatismo: in un’epoca in cui la forma era solo forma ed era la sostanza a contare, si può affermare che anche noi siamo stati figli del nostro tempo. I primi nati racchiudevano in sé l’incontrollabile impulso di dare forma e sostanza a quei grappoli. Penso subito alle nostre prime “bambine”: il Cutaja, il nostro Nero d’Avola Riserva, il Timpune, il nostro Grillo, o il Sachia, il primo Perricone (oggi rispettivamente “Naturalmente bio” Grillo e Perricone), figlie della prima vendemmia del 2004.
Oggi, una generazione dopo, conserviamo il profondo rispetto del passato, ma abbiamo dentro un impulso nuovo ed equamente stimolante: cambiare veste ma restare sempre noi, innovarci ed evolvere con un contesto sempre più dinamico, attivo, cangiante. Oggi vogliamo dare una nuova linfa all’impulso che ci ha sempre alimentato, verso una Caruso e Minini 2.0: ancora più tecnologica, grazie ai tanti investimenti in macchinari, ma paradossalmente ancora più green, incrementando la nostra visione bio e sostenibile.
Ed eccolo il nostro futuro, che, come tutti i sogni che si rispettino, non è altro che un ritorno alle origini: tra i filari dove tutto nasce, come un perfetto ecosistema circolare. Il nostro sogno è cambiare, evolvere, ma restare sempre e indiscutibilmente noi.
Negli ultimi anni vi state concentrando molto nella produzione del Perricone, vitigno autoctono antico ma in disuso…
Il Perricone o Pignatello è una delle varietà più antiche della Sicilia. Quasi totalmente estirpato negli anni ’90, a favore del Nero d’Avola (vitigno sicuramente più noto e la cui gestione in campagna era più semplice), oggi ne rimangono poche centinaia di ettari contro gli oltre 20.000 di Nero d’Avola. Il Perricone stupisce con le sue note di frutta rossa, miste ad una nota di liquirizia e spezie. Con un affinamento in solo acciaio, senza mai toccare legno, ha una capacità di evoluzione in bottiglia notevole, sprigionando con il tempo anche note balsamiche ed erborinate. La sua naturale acidità gli permette di accompagnarsi non solo ai piatti di carne, ma anche a quei pesci grassi, come il tonno o la cernia, capaci di esaltare la sua naturale freschezza.
La nostra etichetta raffigura i fiori di borragine, delle piantine che crescono naturalmente in mezzo ai filari biologici, che, accogliendo la biodiversità del territorio, sono capaci di far crescere meglio la pianta in maniera naturale.
E poi c’è Nino…
La nostra etichetta del cuore, un vino tributo dedicato al padre di Stefano, che ha sempre creduto fortemente in quell’insieme di tradizioni, amore per la terra e rispetto per le proprie origini, tramandate al figlio e alle nipoti. L’etichetta lo ritrae nella sua versione quotidiana: è rappresentato proprio Nino, il classico siciliano con coppola, bretelle e bastone, disegnato personalmente dal nipote Antonio Caruso.
Si tratta di un blend 100% siciliano: è composto dalle migliori uve, rigorosamente raccolte a mano, di Nero d’Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Perricone, successivamente vinificate utilizzando la tecnica dell’Amarone, dunque doppio appassimento, prima in pianta e poi sui graticci in cantina. Segue un affinamento di almeno 4 anni in tonneau di legno francese ed americano, realizzate ad hoc da un mastro bottaio siciliano.